Un atto di forza. Oppure (a scelta) una dimostrazione di superiorità assoluta. Roba da stropicciarsi gli occhi. Andrea Lalli ha vinto i Campionati Europei di corsa campestre a Budapest, scegliendo l’arma di maggior effetto: la corsa di testa, la volata infinita senza respiro, dal colpo di pistola al traguardo. Lo strumento che gli ha consentito di imporsi in passato, con altrettanta autorevolezza, nelle categorie giovanili (titoli europei Under 23 a Bruxelles 2008, e Junior a San Giorgio su Legnano 2006). Su un percorso completamente ricoperto dalla neve, e con una temperatura di parecchi gradi sotto lo zero, Lalli ha preso il largo subito, poco dopo la partenza, seguendo dapprima le tracce del francese Chahdi, e poi andando via da solo, senza remore. Come fosse la cosa più naturale del mondo. Tutta una gara di testa, con il divario ad ampliarsi, giro dopo giro, e ridotto alla fine a “soli” dieci secondi in virtù di un’ultima tornata passata a salutare, scherzare con le telecamere, e infine a vestirsi del tricolore, indossato con disinvolture sulle spalle nella retta d’arrivo.
Piedi come molle d’acciaio, capaci di rimbalzare sulla neve neanche fosse una pista; gambe talmente potenti da trasformare le salite in tratti di pianura, almeno a guardare il divario accumulato a proprio vantaggio ad ogni impennata del tracciato. Lalli (25 anni, tesserato per le Fiamme Gialle, allenato da Luciano Di Pardo) ha letteralmente entusiasmato, portando all’Italia la prima medaglia individuale assoluta dopo diciotto edizioni dell’Europeo di cross. Dato che mette questo trionfo nella piccola grande storia della nostra atletica. Neanche il tempo di gioire, che sul traguardo, alle spalle del molisano e di Chahdi, è piombato come un falco il pisano Daniele Meucci, l’ingegnere dell’Esercito, a prendersi il bronzo nella volata a quattro (con il britannico Farrell e gli spagnoli Lamdassem e Castillejo) per la terza posizione. Un premio doppiamente meritato, considerata la caduta nella quale il toscano è rimasto coinvolto intorno alla metà di gara.
Marco Sicari
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